La risonanza magnetica della mammella utilizza campi magnetici ed impulsi a radiofrequenza per fornire immagini bi o tridimensionali del seno, senza l’utilizzo delle radiazioni ionizzanti.
Come la mammografia la risonanza magnetica è riproducibile, operatore indipendente e valuta contemporaneamente entrambi i seni; come l’ecografia, non è influenzata dalla densità ghiandolare e non presenta quindi limitazioni nella detezione di tumori mammari anche nelle mammelle dense ricche di tessuto ghiandolare in cui invece la sensibilità della mammografia si riduce notevolmente.
Il razionale su cui si basa la risonanza magnetica mammaria deriva dalla capacità di questa tecnica, se utilizzata con mezzo di contrasto, di visualizzare lesioni con marcata vascolarizzazione e neo-angiogenesi, tipica espressione delle lesioni maligne. Il mezzo di contrasto somministrato per via endovenosa impregna le lesioni con elevata vascolarizzazione che risaltano e diventano quindi ben distinguibili rispetto al tessuto normale non impregnato.
La risonanza magnetica mammaria è la tecnica diagnostica che presenta la maggiore sensibilità rispetto a tutte le altre nell’individuazione dei tumori mammari, pari a circa il 98% (la sensibilità della mammografia è 68-88%) ed ha inoltre un elevato valore predittivo negativo essendo cioè in grado di risolvere dubbi diagnostici emersi dagli esami convenzionali come mammografia ed ecografia in quanto se una lesione non mostra impregnazione in risonanza, nel 97% dei casi è possibile escludere la malignità.
Il limite principale della risonanza magnetica risulta essere la minor capacità di caratterizzazione delle lesioni in quanto anche le lesioni benigne della mammella possono essere iper-vascolarizzate e quindi “colorarsi” con il mezzo di contrasto; in questi casi, basandosi sullo studio degli aspetti morfologici delle lesioni, sulla dinamica dell’enhancement ed eseguendo un esame ecografico mirato si riesce nella quasi totalità dei casi a dirimere i dubbi.
La risonanza magnetica mammaria deve essere preferibilmente eseguita, nelle pazienti con ciclo mestruale, tra il settimo ed il quattordicesimo giorno del ciclo (considerando come giorno numero uno il primo in cui il ciclo è iniziato), questo accorgimento permette di ridurre al minimo l’interferenza determinata dal tessuto ghiandolare normale e rendere l’esame maggiormente diagnostico.
Le principali indicazioni all’esecuzione della risonanza magnetica mammaria con mezzo di contrasto sono:
La risonanza magnetica mammaria può essere eseguita in modo diretto senza la somministrazione del mezzo di contrasto per:
Le controindicazioni alla risonanza magnetica mammaria sono analoghe a quelle per lo studio con risonanza magnetica di altri distretti corporei per esempio la presenza di pacemaker, punti ferromagnetici vascolari, impianti cocleari fissi ecc.. oltre a quelle relative alla somministrazione del mezzo di contrasto endovena come insufficienza renale o reazioni allergiche al mezzo di contrasto. Anche la presenza di espansore mammario è una controindicazione all’esame di risonanza mentre la presenza di protesi non influenza in nessun modo l’esame.
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